Un invito a lasciar andare
L’estate porta con sé giornate lunghe, aria tiepida e la chiamata irresistibile dell’acqua. Che sia il mare, un lago, un fiume o anche solo la doccia del mattino, il corpo sembra sapere che lì troverà ristoro. Ci immergiamo non solo per rinfrescarci, ma per ritrovare un senso di leggerezza.
Non è raro che intuizioni e idee arrivino proprio sotto la doccia, quando la mente si distende.
E se l’acqua fosse una guida naturale per imparare a fluire, a lasciar andare il superfluo e a riconnetterci alla nostra energia essenziale?
Intrecci tra neuroscienze e pensiero sistemico | Quando l’acqua parla al sistema nervoso
C’è qualcosa di ancestrale nell’acqua che scorre. Basta sedersi accanto a un fiume o lasciarsi cullare dal rumore delle onde perché il respiro cambi ritmo, il battito rallenti, i pensieri diventino più morbidi. È il corpo che riconosce un linguaggio antico: quello dei cicli, dei flussi, delle transizioni.
I Kaplan (1989) lo hanno chiamato soft fascination: stimoli leggeri e ripetuti, come i riflessi su un lago o il mormorio di una fontana, catturano la nostra attenzione senza pretenderla. La mente, finalmente, smette di inseguire e si lascia andare. È lì che nasce lo spazio per la chiarezza, per intuizioni nuove, per emozioni che trovano un corso più ordinato.
La ricerca lo conferma: osservare o ascoltare paesaggi d’acqua riduce l’attività cerebrale legata allo stress e favorisce resilienza (Amorim et al., 2021). In ottica sistemica, è un invito potente: non siamo isole separate, ma parte di un ecosistema che ci plasma. L’acqua, con la sua capacità di adattarsi e di trovare sempre una via, ci ricorda che anche noi possiamo muoverci nel cambiamento con più fluidità.
Wallace J. Nichols parla di Blue Mind: quello stato di calma e connessione profonda che nasce dall’incontro con l’acqua, opposto al Red Mind della frenesia e dell’iperattivazione. Non serve un oceano: a volte basta il gorgoglio di un ruscello o il suono registrato di una cascata per accendere dentro di noi quel senso di appartenenza e radicamento che ci riporta a casa.
Coaching | Fermarsi per ascoltare il flusso
Nel Coaching, così come nella vita, non sempre il cambiamento nasce da un ulteriore sforzo. A volte avviene quando si smette di remare controcorrente e si sceglie di ascoltare il flusso che già c’è.
L’acqua diventa allora una maestra silenziosa: scorre, si adatta, trova vie alternative. Guardarla è un invito a riflettere su come viviamo il controllo, la resistenza o la fiducia nel lasciar andare.
L’estate, con la sua energia espansiva, ci chiede:
– In quale ambito sto cercando di controllare il fiume?
– Dove potrei smettere di opporre resistenza?
– Cosa accade se mi concedo di seguire la corrente?
In un percorso di Coaching queste metafore aprono nuove prospettive: la pressione si trasforma in presenza, l’inquietudine in direzione.
Esercizio | Un piccolo rito d’acqua per sciogliere la tensione
Durata: 10 minuti
Occorrente: un contenitore d’acqua tiepida (o mare, lago, doccia, ruscello)
Come fare:
1. Trova uno spazio senza distrazioni.
2. Immergi mani o piedi nell’acqua lentamente. Nota la temperatura.
3. Respira profondamente: osserva se il respiro cambia.
4. Presta attenzione al movimento dell’acqua, al suo suono, alla luce che vi si riflette.
5. Porta con te un pensiero o una preoccupazione che vuoi lasciare andare.
6. Immagina che si sciolga e venga portata via dall’acqua.
7. Rimani in ascolto: cosa cambia nel corpo, nelle immagini interiori, nelle parole che emergono?
8. Concludi con una frase che segna il passaggio, ad esempio: “Ora che ho lasciato andare…, mi sento più…”
Perchè funziona?
L’acqua, unita all’intenzione di rilascio, stimola la consapevolezza corporea e favorisce una maggiore variabilità della frequenza cardiaca, segnale di resilienza e benessere. È un gesto simbolico che diventa reale: il corpo e la mente riconoscono il lasciar andare.
In pratica | Tre domande per te
* Oggi, in quale piccolo gesto potrei scegliere la morbidezza invece della tensione?
* In questo momento, quale ritmo mi sta chiedendo il mio corpo?
* Cosa posso lasciare andare per sentirmi più presente, integro, vero?
Fonti di riferimento
- * Kaplan, R. & Kaplan, S. (1989). The Experience of Nature: A Psychological Perspective
- * Amorim, L. et al. (2021). Restorative effects of water-related environments on mood: a neuroimaging study, Journal of Environmental Psychology
- * White, M. et al. (2013). Coastal proximity, health and well-being: results from a longitudinal panel survey
- * Nichols, W. (2014). Blue Mind
- Le evidenze scientifiche ci ricordano che l’acqua non è solo un elemento naturale, ma una risorsa che sostiene il corpo e la mente. Ogni volta che ci concediamo di fluire con essa, apriamo uno spazio di chiarezza, presenza e rigenerazione: un invito a vivere con la stessa naturalezza con cui un fiume trova la sua via.

