Davanti al gruppo: attraversare un cambiamento di ruolo senza perdere sé stessi

Davanti al gruppo: attraversare un cambiamento di ruolo senza perdere sé stessi

Ago 9, 2025

Dove finisce il vecchio equilibrio, nasce una nuova forza.

C’è un momento preciso, quando si cammina in montagna, in cui il paesaggio cambia. Il sentiero si fa più esposto, il respiro si accorcia, il vento aumenta. Ti volti, e quello che fino a poco fa era il tuo gruppo di cammino è rimasto più indietro. Ora sei davanti.

È un momento sottile, eppure potente: sei diventato un punto di riferimento.

Nel lavoro, come nella natura, ci sono passaggi di soglia: una promozione, un nuovo ruolo di leadership, la responsabilità di guidare un team. All’esterno può sembrare un traguardo, ma dentro si agita spesso un senso di solitudine, ansia da prestazione, e il timore di non essere all’altezza, soprattutto quando ci si ritrova a gestire colleghi che fino a ieri erano pari.

Sono istanti di vertigine, in cui il corpo e la mente cercano nuovi equilibri: come affrontare il vento contrario, senza perdere passo e direzione.

Intrecci tra neuroscienze e pensiero sistemico | Stress e transizioni

Ogni cambiamento di ruolo o responsabilità non riguarda mai solo la persona: è un movimento che attraversa l’intero sistema di relazioni. È come spostare una pietra in un corso d’acqua: le onde si propagano, e l’acqua trova nuovi percorsi. Allo stesso modo, chi vive una transizione sente dentro di sé e intorno a sé nuove correnti, talvolta rassicuranti, talvolta destabilizzanti.

Il corpo reagisce subito a questi passaggi. Davanti al nuovo, il sistema nervoso si mette in allerta: aumenta la tensione interna, la concentrazione vacilla, cresce il bisogno di conferme. Non è un segnale di debolezza: è il linguaggio antico con cui l’organismo ci protegge quando cambiano le coordinate. In queste fasi possono emergere dubbi profondi: “avrò il riconoscimento che merito?”, “saprò muovermi in un terreno così incerto?”, “quanto controllo ho davvero sulle nuove responsabilità?”. Sono domande che il cervello sociale porta in primo piano, e che spiegano perché lo stress si accenda così facilmente.

Proprio per questo, ciò che accade attorno a noi è decisivo. Uno sguardo che riconosce, una parola che accoglie o un ambiente ordinato diventano ancore di sicurezza, capaci di riportare equilibrio.

Anche la natura, con la sua calma silenziosa, offre un sostegno potente. Ricerche hanno osservato che camminare in un bosco riduce la tendenza al rimuginio e alleggerisce i pensieri critici. Non servono ore: anche brevi contatti con un paesaggio verde possono migliorare la memoria necessaria ad affrontare nuovi compiti, ampliare la prospettiva e sostenere un dialogo interiore più gentile. Allo stesso modo, esperienze di consapevolezza legate al respiro o al ritmo naturale dell’ambiente aiutano a trasformare lo stress in un alleato che apre a resilienza e creatività.

In ottica sistemica, lo stress non è un “errore da correggere”, ma un segnale che ci stiamo muovendo in un ecosistema più grande. Creare le condizioni perché il sistema nervoso possa passare dalla difesa all’apertura significa trasformare la transizione in un terreno fertile, dove il cambiamento non consuma ma rigenera.

Coaching | Leadership umana e radicata ​

Nel Coaching, affrontare un cambiamento di ruolo significa anche dare spazio all’identità in trasformazione. Il Coach non accompagna solo verso nuove performance, ma aiuta a integrare la parte vulnerabile, quella che fatica a dire “non so”, “mi serve tempo”, “ho bisogno di fidarmi”.

Una leadership umana, o “gentile”, non è debole. È radicata: sa ascoltarsi e ascoltare, regge la complessità senza irrigidirsi, riconosce il potere come servizio.

In questo senso, la Natura diventa alleata: osservare un albero che cambia le foglie, o una pianta che cresce piegandosi alla luce, ci ricorda che ogni transizione ha bisogno di tempo, sostegno, flessibilità. Non è tutto da rifare: è un’espansione da accogliere.

Esercizio | La mappa del nuovo territorio​

Durata: 15/20 minuti

Occorrente: carta, penna, uno spazio tranquillo (meglio se in natura, o vicino a una finestra) 

Come fare:

1. Disegna un cerchio grande al centro del foglio. Scrivi dentro: “Io nel nuovo ruolo”.

2. Attorno, disegna altri cerchi collegati al centro. In ciascuno, scrivi una delle dimensioni coinvolte dal cambiamento: relazioni, comunicazione, responsabilità, tempo, energia, aspettative, confini, visione.

3. Per ogni cerchio, annota:

    * Cosa cambia rispetto a prima?

    * Cosa voglio portare con me?

    * Cosa sento di dover lasciare?

    * Di cosa ho bisogno per attraversare questo passaggio con centratura?

4. Osserva la tua mappa. Qual è l’area che richiede più attenzione adesso?

5. Scrivi una frase che ti accompagni in questa fase, come un mantra radicante. Es: “Mi apro al nuovo rispettando i miei valori”, “Posso imparare anche camminando con lentezza”.

Perchè funziona?

Disegnare e scrivere permette di dare un contorno chiaro a ciò che altrimenti resta nebuloso. Quando nomini ciò che cambia e ciò che rimane, il cervello smette di rincorrere scenari indefiniti e ritrova stabilità. La mappa diventa così un punto d’appoggio visivo, e la frase finale una bussola interiore: due strumenti semplici che aiutano a mantenere equilibrio mentre si attraversa il nuovo.

In pratica | Tre domande per te
* Quale aspetto del mio vecchio ruolo sto cercando di trattenere, e perché?
* In che modo posso prendermi cura della mia energia in questa fase di transizione?
* Qual è un piccolo gesto quotidiano che può ricordarmi la direzione che desidero?

Fonti di riferimento​

    • * Rock, D. (2008). SCARF: a brain-based model for collaborating with and influencing others. NeuroLeadership Journal.
    • * Bratman, G. N., et al. (2015). Nature experience reduces rumination and subgenual prefrontal cortex activation. PNAS
    • * Kaplan, R. & Kaplan, S. (1989). The Experience of Nature: A Psychological Perspective
  • Le evidenze scientifiche ci ricordano che i cambiamenti, per quanto sfidanti, possono essere accompagnati da strumenti concreti: consapevolezza, contatto con la natura e strategie di supporto al sistema nervoso trasformano la transizione in un’opportunità di crescita.
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